25 Novembre, GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
che una ferita si chiude e dentro non si vede
Che cosa ti aspettavi da grande, non è tardi per ricominciare
E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza
Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire, vietato morire
Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai
E ricorda che l’amore non ti spara in faccia mai
Ermal Meta
Le sorelle Mirabal, furono brutalmente uccise dal regime del dittatore Trujillo il 25 novembre del 1960. Il dittatore sottomise la Repubblica Dominicana, governandola per più di 30 anni, fu uno dei regimi sanguinari dell’America Latina. Le sorelle Mirabal avevano tentato di contrastare il regime di Trujillo e, per questo, furono assassinate.
Ancora oggi, purtroppo, maltrattamenti, di ogni tipo, stalking, omicidi, femminicidi, sono sempre più diffusi e richiedono sia all’opinione pubblica, sia agli specialisti di interrogarsi circa le cause e le motivazioni, i fattori di mantenimento e le strategie per affrontare e risolvere tale problematica.
Il “ciclo della violenza”
Nella maggior parte dei casi, non si tratta di atti impulsivi ma di situazioni prevedibili, caratterizzate da dinamiche tipiche ed identificabili. Il più delle volte sono situazioni che si ripetono secondo un disegno chiaramente riconoscibile, definito in gergo tecnico “ciclo della violenza” (L. Walker, 1976). In realtà è una sorta di un circolo vizioso che si declina in comportamenti molto violenti (da parte dell’aggressore), alternando la cosi’ detta “luna di miele”, ossia un periodo apparentemente felice, in cui l’aggressore sembra profondamente pentito per quello che ha fatto.
Il rapporto sembra ricominciare in modo sereno e armonico; quasi come se si instaurasse, da parte di entrambi, una negazione dell’accaduto.
In questa fase, la vittima, spesso, svaluta i fatti e soprattutto giustifica l’aggressore, pensando che sta avvenendo una trasformazione profonda nella coppia. In realtà si tratta solo di un’illusione. Molto presto, infatti, per futili motivi, ricominceranno le tensioni, le botte, gli insulti, riaccendendo la spirale della violenza.
La tensione, l’aggressione e la luna di miele si ripetono ciclicamente, in modo circolare, e, in linea di massima, non si esauriscono. Questo ciclo infernale tende a sgretolarsi se nessuna delle parti coinvolte cerca aiuto. Spesso riparte lentamente la fase di crescita della tensione. Un fatto qualsiasi conduce a un’ulteriore escalation e la spirale della violenza torna a girare. In quest’ottica, si può affermare che il “raptus” non esiste. La violenza ha radici antiche, gli uomini violenti hanno appreso la violenza da un modello famigliare dove prevaleva dolore e umiliazione e violenza e hanno strutturato gravi disturbi psicopatologici di personalità che li portano a “drammatizzare”, inconsapevolmente, tali dinamiche.
Generalmente le donne che scelgono uomini violenti, agiscono modelli che hanno già vissuto e che sono loro familiari.
Diventa quindi fondamentale, in ottica preventiva, creare una “cultura” contro la violenza insegnando alle nostre figlie e ai nostri figli a riconoscere quei segnali di rabbia ed impulsività che sono alla base della violenza e a identificare i diversi tipi di violenza. Ci sono molte forme di maltrattamento, alcune visibili, altre più subdole e striscianti come la violenza psicologica (che protratta nel tempo diventa fisica) ad esempio umiliazioni e critiche continue, controllo costante anche di tipo economico, isolamento dal contesto sociale, comportamenti persecutori continuativi. Considerando tutto ciò diventa fondamentale, da parte delle vittime, uscire dall’isolamento, che è uno dei principali meccanismi di mantenimento e perpetuazione della violenza.
Le vittime non devono trattare, quello che gli sta accadendo, come un segreto, devono raccontarlo, gridarlo senza vergogna. La vergogna non è la loro!
Parlare ci porta a poter costruire un’alternativa, creare una rete di aiuto, curarsi e tutelarsi.
Dott.ssa Raffaella Grassi
Psicologa e psicoterapeuta
La Voce per Eco – Associazione Onlus Ets